La professione dell’infermiere sembra non passare di moda e rimane un punto fondamentale nel sistema sanitario nonostante il decorso di quest’ultimo. Inoltre, continua a conservare un’alta reputazione nell’opinione degli Italiani….
La professione dell’infermiere sembra non passare di moda e rimane un punto fondamentale nel sistema sanitario nonostante il decorso di quest’ultimo. Inoltre, continua a conservare un’alta reputazione nell’opinione degli Italiani. Essere ampiamente apprezzati non è una cosa da poco in un tempo in cui la fiducia degli italiani nei professionisti si è lentamente erosa. La loro situazione e l’ambiente gira loro interno, però rimane avvolto in una nebbia fitta per gli estranei al mondo della sanità.
L’analisi CENSIS e quella condotta dal Centro studi IPASVI grazie alla partnership con ISTAT, ci racconta dove lavorano, come, quanti sono disoccupati, quanti precari, la loro età media nei singoli ambiti di occupazione e tutte le caratteristiche della loro attività.
L’indagine risalente rivela che l’84,7% dei cittadini dichiara di fidarsi degli infermieri; ad avere più fiducia sono gli ultra-sessantacinquenni (90,1%), i residenti al Nord-Est (87,3%), le persone che vivono sole (89%), le famiglie con ultra-settantenni (84,7%), le famiglie con minori (82%). È chiaro che, l’infermiere acquista un ruolo centrale nella vita di chi è solo, di chi più ha bisogno d’assistenza. Soprattutto fuori dalle strutture ospedaliere.
Sono 12,6 milioni gli italiani che si sono rivolti ad un infermiere privatamente pagando di tasca propria, di questi, 2,3 milioni per avere assistenza prolungata nel tempo. Il valore complessivo delle prestazioni infermieristiche erogate in un anno da infermieri professionali è pari a 6,2 miliardi declinata in una pluralità di target e tipologia di prestazioni: prelievi (31,5%), iniezioni (23,5%), assistenza in generale (15,4%), misurazione e registrazione di parametri e valori vitali (14,3%), medicazioni e bendaggi (13,5%), flebo, infusioni, perfusioni (13,4%), assistenza notturna (4,3%).
Purtroppo ecco allora un altro dato: negli ultimi anni è cresciuto il sommerso nel Welfare crescente, in linea con la tendenza generale nei servizi e welfare. Non c’è da stupirsi dati 3 fattori: la limitata disponibilità economica dei cittadini, anche per quanto riguarda la sanità; i tagli all’offerta pubblica; la difficoltà per il cittadino di mettersi in contatto con infermieri accreditato. Il 49,8% degli acquirenti di prestazioni infermieristiche dichiara di averle pagato al nero (il 37,2% in toto e il 13% in parte), con una oscillazione tra il 40,4% al Nord, il 47,5% al Centro ed il 58,8% al Sud-Isole. Il rischio è ovviamente che le prestazioni richieste arrivino da infermieri non professionisti. Infatti, Il 48% degli italiani ha ricevuto almeno una prestazione infermieristica da una persona che non è infermiere.
Priorità per valorizzare il ruolo dell’infermiere nella sanità territoriale
È in questa situazione che s’inserisce il progetto PharmaCare che insiste sul suo ruolo di intermediario e sull’importanza della farmacia. Se consideriamo che il 12% di italiani non riuscivano a trovare un infermiere e si sono rivolti ad un intermediario, come cooperativa sociale, associazione ecc., con un livello generale di soddisfazione molto elevato, una delle soluzioni per dare respiro e crescita alla professione infermieristica è di far incontrare domanda e offerta in modo semplice, tempestivo, senza dover passare dalla macchinosità pubblica, e soprattutto sicuro.
Sempre secondo l’indagine CENSIS gli italiani vedono come priorità per il futuro: l’istituzione della figura dell’infermiere convenzionato sul territorio; l’incardinamento della figura dell’infermiere nelle farmacie; l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà infermieristiche così da moltiplicare l’offerta sui territori.